2024

Ritiri ispirati al lavoro di J.Krishnamurti

proposti da Santi

28 - 31 marzo - Ritiro in silenzio >>>

25 - 28 aprile - Ritiro in silenzio >>>

23 - 26 maggio - Ritiro in silenzio >>>

13 - 16 giugno - Ritiro in silenzio >>>

10 - 17 agosto - Dialoghi sulla vita e sulla libertà >>>

Ai giovani con meno di 35 anni è offerto, su richiesta, uno sconto del 25% su tutti i ritiri.

Una riflessione per il 2024

I nodi irrisolti che l’umanità ha generato nella sua lunga storia stanno, a mio avviso, arrivando a un punto critico e, in un certo senso, assolutamente nuovo.

La mente umana è, come è stata nei molti secoli passati, tesa verso una sicurezza egocentrica dove chi può si ricava una nicchia sicura e confortevole, alcuni si dedicano all’aggressiva ricerca del potere e molti sono esclusi tanto dal potere quanto dalla sicurezza economica e sociale.

Quello che appare nuovo è la potenza della tecnologia: il mondo informatico, gli armamenti e l’industria hanno raggiunto una capacità di modificare l’ambiente umano e naturale in modo finora mai visto. La mente umana non è diversa ma lo è la sua conoscenza e potenza tecnologica.

Questa potenza tecnologica, usata da una mente sostanzialmente primitiva, ha causato la distruzione di molti ambienti naturali, la minaccia di un conflitto nucleare, un concreto rischio di portare il clima al punto in cui vaste aree del pianeta saranno inabitabili e, come conseguenza, aumentano, e aumenteranno ancora più in futuro, le cause di emigrazione forzata di milioni di persone. Negli ultimi anni nuove guerre mostrano il cinismo di chi ha il potere economico, politico e militare e producono dolore e distruzione insensati. La distanza tra i più ricchi e potenti e il resto dell’umanità è aumentata a dismisura.

In risposta e come conseguenza a questo stato di cose c’è una crescente tendenza a cercare un’area individuale di sicurezza e, forse, di rimozione. Per la persona comune la sensazione dell’impossibilità di intervento riguardo ciò che accade su scala internazionale e planetaria è tale da generare un diffuso senso di impotenza. La giusta ribellione messa in atto da gruppi di giovani non è sufficiente a porre i semi per una cultura e una visione che risponda ai molti punti critici in modo completo.

È necessaria una cultura che non separi l’individuo dall’umanità e dalla natura, che non divida l’economia dal bene comune (dove per ‘comune’ si intende non solo l’umanità nel suo insieme, ma anche il pianeta, la bellezza, ciò che è selvatico e non appartenente all’uomo industriale), è necessaria una cultura che veda e affermi la sacralità del bambino, dell’albero e di ogni essere vivente, così come degli oceani e del cielo.

È necessaria una cultura che non tenti di costituirsi come separata contro altre culture, perché la divisione tra diverse visioni è ideologica e chiusa in se stessa. È necessario partire da una profonda e attenta conoscenza di sé, dal comprendere intimamente cosa questo significhi, non un punto di arrivo ma un movimento interiore senza fine.

Conoscere se stessi è, anche, vedere come il passato, personale e collettivo, viva, si modifichi e si riproduca in noi generando il nostro mondo interiore, condizionando le relazioni e la società e determinando quello che il mondo è oggi, con la sua violenza e brutale distruzione; comprendere le vie del passato è andare oltre il passato. Lasciare le strade ripetitive del passato, caratterizzate dalle strategie sottili, grossolane o violente della competizione e della ricerca di sicurezza per sé, è libertà dalla paura ed è il risveglio interiore di quell’intelligenza che è amorevole, capace di cura e di compassione.

I ritiri di Casa della Pace sono intesi a esplorare se stessi attraverso il silenzio e il dialogo. Sono un contributo a una cultura che si fondi sulla comprensione di sé come essere umano, non solo come individuo, poiché il pensiero, le emozioni, la paura e il dolore sono condivisi da ogni essere umano. La cultura è, in fin dei conti, la visione che condividiamo del mondo e di noi stessi. Se questa visione è centrata su dogmi e paure il risultato è, come accade comunemente, conflitto e sofferenza. Si deve scoprire una cultura del tutto libera da paure e dogmi ed esserne quindi noi stessi liberi.

La cultura comprende il modo in cui cuciniamo, la lingua che parliamo, il nostro lavoro, come ci relazioniamo gli uni con gli altri e molto altro. Tutto questo può fiorire nella comprensione reciproca, nel bene comune, in una vera intelligenza, se la mente è libera dalla paura e conosce la bellezza. Allora in ogni gesto quella bellezza e quella libertà trovano spontaneamente espressione.

La libertà, così come la bellezza, non è qualcosa che si acquisti con il denaro o con un metodo, è una scoperta interiore, la scoperta di noi stessi quando si placano, o finiscono, i movimenti tortuosi dell’io. La libertà è libertà dal dipendere da qualsiasi idea, dal dipendere dall’avere e dal comprare, ma soprattutto è pace, è spontanea cura e bellezza.

Tutto questo è parte del seme di una nuova cultura che sta tentando di germogliare, in modi, in luoghi e in cuori diversi. È un cambiamento del mondo radicale: abbandonare del tutto il potere e la cieca efficienza che lo sostiene servilmente; vivere in ogni gesto la relazione con tutta l’umanità e con tutto il pianeta. È un cambiamento del mondo per chi vive nella libertà e per chi gli sta intorno e, forse, è un seme che crescerà.